La fitoterapia, pratica medica che sfrutta i principi attivi e le sostanze vegetali delle piante per curare diverse patologie, è nata con l’uomo che fin dalla sua comparsa sulla terra ha iniziato ad usare le piante per curarsi, estraendo da esse i farmaci per alleviare dolori e infermità.
È una scienza che si basa su evidenze scientifiche che dimostrano le virtù curative di sostanze e principi attivi contenuti in diverse specie vegetali ed è diffusissima a livello internazionale tanto da essere in diversi paesi anche europei una disciplina universitaria parallela alla biomedicina.
Il termine, che deriva dal greco «phytón therapéia», il cui significato letterale è «cura con la pianta», dimostra come fin dall’antichità fossero note le virtù delle piante per curare diverse patologie. Probabilmente, già in epoca preistorica, i primi uomini utilizzavano i vegetali per preparare decotti da bere e unguenti per uso topico per lenire le ferite e sono presenti ricette medicamentose a base di erbe sia nella bibbia che negli scritti di autori greci fra cui Aristotele e Ippocrate, considerato il primo medico della storia dell’uomo.
In epoca egizia, ai tempi del popolo d’Israele, in Mesopotamia, in India, in Persia, nel Tibet, in Cina, in Giappone, nell’antica Grecia, nel mondo arabo e nell’America precolombiana, le piante medicinali ricoprirono un ruolo centrale nell’arte medica, e l’uomo fu talmente affascinato dall’azione terapeutica di alcuni vegetali, che per secoli attribuì loro proprietà magiche e divine, e considerò dono degli dei le piante e la conoscenza delle loro virtù.
Ma fu Galeno che nel secondo secolo dopo Cristo stabilì come fare la ricetta dei medicamenti ancora oggi detta «galenica», descrivendo più di 400 medicamenti vegetali ed indicando per ognuno proprietà e modalità di preparazione.
Altrettanto antiche sono le prime farmacie (dal greco apóteke), che sono arrivate fino a noi oggi come luogo di riferimento per la cura di malattie e malesseri. Ma fu durante il rinascimento che la fitoterapia iniziò a studiare con metodo più scientifico le proprietà terapeutiche dei vegetali evolvendosi di pari passo con le nuove scoperte scientifiche e alla chimica.
All’inizio del 1800 numerose sono le scoperte che arricchirono l’arsenale terapeutico dei medici, e fra queste l’isolamento dei principi attivi delle piante: nel 1803 il farmacista Friedrich Wilhelm Sertuner isolò, cristallizzando l’oppio, il primo alcaloide conosciuto: la morfina. Nel 1818 venne isolata la stricnina, nel 1820 il chinino e la caffeina, e in seguito la codeina, l’efedrina, la cocaina, la digitossina, tutti farmaci molto potenti con effetto anche letale se viene superata la dose terapeutica. Basti pensare che anche l’aglio ed il ginkgo biloba possono produrre emorragie, la liquirizia ipertensione arteriosa mentre gravi danni possono essere causati dall’associazione tra piante diverse, dall’uso concomitante con alcuni farmaci o alimenti, dalla mancanza di un adeguato dosaggio del principio attivo nei prodotti commerciali, da una cattiva conservazione, o dalla presenza di sostanze tossiche come anticrittogamici, antifungini, conservanti provenienti dalle coltivazioni.
Per questo motivo è importante evitare l’autoprescrizione ed è sempre consigliabile consultare un medico prima di assumere le preparazioni vegetali a scopo curativo.
Sono molti i farmaci fitoterapici titolati in principi attivi di cui si conosce bene l’azione ed utilizzati nella cura di numerose patologie, scelta avvalorata anche dai grandi organismi internazionali preposti alla difesa della salute pubblica come l’Onu e l’Organizzazione mondiale della sanità che hanno promosso ricerche sul corretto utilizzo delle piante medicinali, la loro classificazione terapeutica, la purezza dei prodotti e l’attività delle preparazioni galeniche che costituiscono un’importante realtà terapeutica dal profondo significato scientifico, sociale ed economico.
Ma anche nell’orto di casa è possibile coltivare le piante officinali e sfruttare le loro virtù, tramite la preparazione di infusi o impacchi con effetto antimicrobico, battericida, fungicida, antinfiammatorio, lassativo per la cura di varie problematiche a livello fisiologico o psicologico.
Utilizzando le radici, le foglie, i semi o i fiori delle piante ed estraendo i principi attivi dalle piante fresche o secche si possono ottenere azioni che, pur non sostituendo i farmaci, sono in grado di contribuire attivamente al benessere psicofisico degli individui, al mantenimento del buono stato di salute degli individui e per contrastare lievi disturbi stagionali.
L’elenco delle piante officinali che possiamo coltivare nel nostro orto è molto lungo ma alcune sono molto conosciute e utilizzate fra cui la camomilla (utile per rilassare il corpo, calmare il mal di testa e i crampi allo stomaco), l’aglio (antibiotico e antiparassitario naturale), l’alloro (lenitivo per i dolori muscolari e articolari), l’aloe vera (antinfiammatoria e depurativa), la calendula (contro i dolori mestruali), la malva (che favorisce la digestione e contrasta la stipsi), la menta (calmante e antinausea), il finocchio (contro la ritenzione idrica e la cellulite), il biancospino (contro ansia e stress), il rosmarino (contro influenza e tosse), la salvia (contro i sintomi della menopausa), lo zenzero (contro mal di gola e raffreddore), l’echinacea (per stimolare il sistema immunitario), il ginko biloba (per migliorare la circolazione), il tè verde (con effetto antiossidante).
Pubblicato su Gazzetta di Parma il 12 Febbraio 2023.