Perché sono inefficaci e dannose
Mantenere un corretto peso corporeo con un rapporto ottimale fra massa magra e massa grassa è un fattore determinante per godere di buona salute, tenere lontane le patologie cronico degenerative e vivere più a lungo senza malattie. E’ scientificamente provato che il grasso corporeo rappresenta un fattore determinante nella genesi di tantissime patologie fra cui malattie cardiovascolari, tumori e diabete, che rappresentano le principali cause di morte e di spesa sanitaria nel nostro paese e come mantenersi magri (lo dimostrano le popolazioni più longeve del pianeta) rappresenti un’assicurazione per dare vita agli anni e rimanere più a lungo in assenza di malattia.
Ma quando una persona ha trovato la necessaria motivazione, è determinata a calare di peso e si appresta ad affrontare un nuovo percorso nutrizionale, si trova di fronte a un vero e proprio labirinto con un offerta di diete in cui molti pregiudizi e poca informazione corretta, spesso supportati da un business consumistico e tanta pubblicità, mascherano le semplici regole scientifiche che stanno alla base di una corretta nutrizione. E così la dieta del gelato, la dieta crudista, la dieta del fantino, la dieta Beverly Hills, la dieta del ghiaccio, sono solo alcuni esempi folli e assurdi di diete che continuano ad impazzare su internet, sui giornali e sui social promettendo risultati eccezionali in poco tempo, ma spesso mettendo a rischio la salute e l’efficienza fisica.
La maggior parte del regimi dietetici che promettono risultati possono essere classificati in base ad un ridotto contenuto di carboidrati o ad un ridotto contenuto di grassi. Tra le diete a ridotto contenuto di carboidrati le più famose sono la dieta paleolitica, la dieta zona, la dieta Dukan e la dieta chetogenica, che si basano su una più o meno drastica riduzione dei carboidrati e un aumento dell’assunzione di proteine e grassi.
Le diete a ridotto contenuto di grassi (anche dette low-fat) si caratterizzano invece per la limitazione dell’assunzione dei grassi A queste due grandi categorie si affiancano diete legate al profilo genetico, come la dieta del gruppo sanguigno, le diete che propongono fasi di digiuno, come la dieta mima digiuno, oltre a diete più o meno prive di proteine animali come la dieta vegetariana e quella vegana.
Vengono cosi proposti regimi alimentari che prevedono una rinuncia a tutti o a molti dei piaceri della tavola che non è mai veramente opportuna e indispensabile: nella maggior parte dei casi per stare bene e calare di peso è sufficiente sfruttare la sinergia che si crea fra la diminuzione dell’apporto di calorie e l’aumento del consumo energetico incrementando l’attività fisica e la termogenesi. Questo perché la sola riduzione dell’apporto calorico senza attività fisica presenta dei limiti, favorendo la ripresa del peso e generando quello che alcuni autori definiscono adattamento metabolico, vale a dire un calo del consumo energetico che rallenta il dimagrimento pur mangiando poco, e che si ipotizza possa essere dovuto ad una riduzione di attività del sistema nervoso simpatico, a una ridotta attività tiroidea e al calo di un ormone (la leptina) che si osserva dopo aver preso i primi chili.
Facendo più attività fisica è invece possibile scendere di peso senza stravolgere le proprie abitudini alimentati, a patto però di introdurre nella corretta quantità solo cibi sani, lasciandosi alle spalle le diete in cui ci viene chiesto di pesare ogni grammo di cibo o le tecniche più drastiche e monotone che prevedono di introdurre solo alcuni alimenti o prodotti manipolati e preconfezionati.
Nella maggior parte dei casi per dimagrire è sufficiente mangiare in quantità corrette e proporzionate alle attività svolte nella giornata e all’età (con l’avanzare degli anni bisogna mangiare di meno perché il metabolismo cala per la riduzione della massa muscolare e la minore attività) il cibo giusto, cercando di cambiare le proprie abitudini in modo permanente e non solo nel periodo della dieta, per far si che attraverso il cibo vengano assunti tutti quei nutrienti in grado di far funzionare bene le cellule, i metabolismi e gli ormoni e permettendo all’organismo di assumere attraverso i vari nutrienti le informazioni che consentono al nostro Dna di lavorare in modo appropriato.
Questo si può fare seguendo un modello di dieta mediterranea (riconosciuta dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità) che preveda una nutrizione naturale e poco raffinata basata su cibi ad alto contenuto di fibra come carboidrati integrali (riso, pasta, pane, kamut, grano saraceno), verdure-frutta e proteine di elevata qualità come legumi, noci e semi naturali, uova, pesce (ottimi salmone, sgombro e pesce azzurro pescato e non allevato), carne magra di pollo, tacchino, agnello e in minor quantità di maiale e manzo (possibilmente carni da allevamenti biologici), grassi sani come l’olio extravergine di oliva, erbe e spezie al posto del sale.
Ovviamente andranno limitati vino e alcolici ed esclusi i cibi spazzatura, principali responsabili di sovrappeso e malattie come diabete, ipercolesterolemia, infarto e ictus, ovvero tutti quei cibi che hanno un alto contenuto calorico ma un bassissimo apporto nutrizionale come patatine fritte, hamburger, dolci, caramelle e quegli alimenti confezionati, molto dolci o salati e composti prevalentemente da zuccheri semplici, che contengono conservanti, coloranti e altre sostanze che li rendono molto appetibili, fino a creare dipendenza.
Necessario è anche modificare lo stile di vita mediante un percorso individualizzato, condiviso e sostenuto dai famigliari e dai professionisti sanitari, al fine di promuovere scelte sane nelle persone, considerando tutti i fattori anche emotivi, relazionali e lavorativi che in alcuni casi condizionano il processo di cambiamento.
Pubblicato su Gazzetta di Parma 26 Ottobre 2022.