Infiammazione e malattie croniche

La scienza ha dimostrato che le più diffuse malattie non trasmissibili principale causa di morte nel mondo, fra cui il diabete, l’Alzheimer, le malattie cardiovascolari, l’artrite ma anche l’obesità e alcune forme di cancro, condividono un fattore comune: l’infiammazione cronica che danneggia organi e apparati anche mediante una sovrapproduzione di radicali liberi che causa l’invecchiamento cellulare.

E se la genetica incide per una certa quota nell’insorgenza delle patologie croniche, è lo stile di vita che favorisce in massima parte l’infiammazione, un «killer silenzioso» di cui spesso non si riconosce la presenza, ma in grado di scatenare un incendio nel nostro organismo che colpisce le isole pancreatiche deputate alla secrezione di insulina, causando il diabete, e che crea le condizioni migliori per lo sviluppo dei tumori.

I meccanismi che causano l’infiammazione cronica non sono ancora del tutto chiariti e le cause sembrano essere molteplici e il più delle volte riconducibili al tipico stile di vita occidentale, poco sano e molto diffuso, che comprende ambienti inquinati, fumo, un’alimentazione scorretta, la sedentarietà e un eccesso di stress. Scatenata da queste cause e dagli eccessi di zuccheri e di grassi, l’infiammazione cronica persistente si instaura lentamente e procede per tutta la vita danneggiando tutti i tessuti, gli organi e gli apparati, sia nella loro struttura anatomica che nelle loro funzioni fisiologiche, con effetti sistemici devastanti su tutto l’organismo.

Un lavoro scientifico pubblicato lo scorso gennaio sulla rivista «Current Nutrition Reports» da un gruppo di ricercatori dell’Università di Miami ha ribadito il ruolo di un’alimentazione scorretta quale causa di infiammazione nell’organismo e come il cibo possa invece diventare un farmaco grazie al ruolo protettivo di alcuni alimenti nel contrastare l’infiammazione cronica.

Anche l’esercizio fisico correttamente praticato ha un potente effetto antiinfiammatorio: quando non si svolge esercizio fisico si accumula grasso viscerale e di conseguenza si attiva un’infiammazione sistemica persistente di basso grado, che favorisce lo sviluppo di insulino-resistenza, aterosclerosi, neurodegenerazione, crescita tumorale e lo sviluppo di una serie di malattie associate all’inattività fisica.

L’esercizio fisico praticato con regolarità ha un effetto antinfiammatorio e per questo protegge contro le patologie associate all’infiammazione cronica. Questo effetto può essere mediato da una riduzione della massa grassa viscerale (con conseguente diminuzione del rilascio di adipochine dal tessuto adiposo) e dall’induzione di un ambiente antinfiammatorio attraverso ogni singola seduta di esercizio. Possibili meccanismi con cui l’esercizio esercita il suo effetto antinfiammatorio includono le modificazione quantitative e funzionali di una serie di mediatori chiamati interleuchine e modificazioni a livello di alcune cellule del sistema immunitario, come ad esempio i monociti ed i macrofagi.

L’esercizio fisico dovrà essere regolare, effettuato possibilmente al mattino e di intensità non troppo elevata. Ma in che misura? Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano che dovremmo svolgere almeno 150 minuti di attività fisica di intensità moderata alla settimana, o 75 minuti di attività intensa. Ma se non si riesce a raggiungere questi livelli, anche 15 minuti al giorno sono efficaci e possono avere un effetto positivo sull’organismo. Anche il digiuno intermittente, vale a dire introdurre una finestra di digiuno che includa il digiuno notturno così da avere almeno 14-16 ore di digiuno (basta saltare o la cena o la colazione), sembra avere una forte valenza antiinfiammatoria, favorendo longevità e benessere.

Utilissime anche le tecniche di respirazione e ossigenazione, esercitandosi sulla respirazione diaframmatica da praticare al mattino o alla sera, che favoriscono il rilassamento e la consapevolezza del proprio respiro.

Fondamentale anche ridurre lo stress che causa nell’organismo uno stato infiammatorio cronico legato alla produzione di citochine infiammatorie che a loro volta inducono stress stimolando la produzione del cortisolo ed innescando un circolo vizioso. Come ridurre lo stress? Mantenendo il più possibile il contatto con la natura e disintossicandosi dalle tecnologie, cercando di esprimere se stessi e le proprie emozioni, coltivando rapporti vivi con il prossimo, gli amici e gli affetti più cari. Per combattere l’infiammazione non bisogna poi trascurare il riposo ed un buon sonno regolare: una continuata mancanza di sonno aumenta il rischio di disturbi infiammatori e malattie cardiache.

La privazione del sonno altera la struttura del Dna all’interno delle cellule immunitarie e ne aumenta il numero, il che le fa reagire in modo eccessivo e scatenare l’infiammazione. Le cellule immunitarie combattono le infezioni, ma se il numero di queste cellule diventa troppo alto, reagiscono in modo abnorme e causano infiammazione. È quindi importante anche per gli adulti del dormire da sette a otto ore al giorno per aiutare a prevenire l’infiammazione e le malattie.

Pubblicato su Gazzetta di Parma il 22 Marzo 2023.

Di Gianfranco Beltrami

Gianfranco Beltrami, medico dello sport di fama nazionale, vicepresidente nazionale della Federazione medicosportiva italiana.

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