La strada del benessere

L’ invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale che interessa tutto il mondo
occidentale, legato alla diminuzione delle nascite e alla riduzione della mortalità per i progressi della medicina e le migliorate condizioni di vita. L’Italia è uno dei paesi più longevi del mondo con una speranza di vita alla nascita che si attesta a 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne e con una popolazione di ultra 65enni che già ora è intorno al 25 per cento dell’intera popolazione italiana con prospettive di aumento al 30 percento fra una ventina d’anni.

Se da un lato l’invecchiamento della popolazione può essere visto come un indice positivo e di benesserei, il sempre maggior peso delle malattie croniche e neurodegenerative legate all’invecchiamento mette in crisi ogni giorno di più il nostro sistema sanitario in quanto quasi tutti gli over 65 hanno almeno una patologia cronica con costi importanti per la comunità.

In questo scenario l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ormai da diversi anni promosso una nuova cultura della salute e del benessere degli over 65, volta a favorire e promuovere il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive, lavorative e sociali dell’anziano. L’attività fisica rappresenta un elemento chiave nel raggiungimento di un invecchiamento sano e attivo per la sua capacità di preservare l’indipendenza funzionale in età avanzata e di mantenere una buona qualità di vita.

L’esercizio fisico aiuta a invecchiare meglio sia fisicamente sia psicologicamente, controlla l’ipertensione arteriosa e il profilo lipidico, in particolare i livelli di colesterolo, contribuisce a prevenire o ritardare l’insorgenza di patologie croniche connesse all’invecchiamento, riduce il rischio delle conseguenze da osteoporosi e di traumi da caduta.

Sono ormai numerose le evidenze scientifiche che avvalorano l’importanza di una regolare attività fisica anche nella fascia di popolazione anziana per i suoi effetti positivi sui vari fattori psicologici e sulla qualità della vita in generale. Si è dimostrato che l’attività fisica nell’anziano favorisce la crescita di nuove cellule nervose, aumentando il volume dell’ippocampo, quell’area del cervello in grado di preservare la memoria, e previene l’accorciamento dei telomeri, quella parte finale del Dna estremamente importante per valutare la longevità in quanto la lunghezza dei telomeri è un marcatore dell’invecchiamento e delle patologie dell’individuo.

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In forma a ogni età

L’attività fisica è consigliata sempre, ma raccomandata in particolare dopo i 65 anni.

La strategia dell’Oms 2016 – 2025 raccomanda livelli di attività fisica differenziati per fascia d’età: nell’adulto dopo i 65 anni valgono le medesime indicazioni dell’adulto fra i 18 e i 64 anni, vale a dire almeno mezz’ora al giorno di attività aerobica abbinata a due – tre sedute settimanali di attività per il mantenimento della forza. Ad esse va aggiunta la pratica degli esercizi per l’equilibrio, da effettuarsi per
una decina di minuti almeno tre volte la settimana, soprattutto per coloro che hanno una mobilità scarsa, in modo da prevenire le cadute.

Uno studio recentissimo apparso su Clinical Nutrition ha confermato che la perdita di forza muscolare ha un impatto molto negativo in termini di disabilità, fragilità e mortalità strettamente e direttamente correlata anche con la demenza ed il calo delle facoltà cognitive. La massa muscolare deve infatti essere considerata come un “tesoretto” di risparmi da conservare e proteggere nell’età adulta. Meno muscoli non significa quindi solo declino fisico ma anche cognitivo: in un gruppo di persone anziane residenti in comunità sono stati valutati massa muscolare (misurata con un dispositivo di analisi impedenzometrica), (speed gait), e forza dell’impugnatura della mano (un semplice esame velocità dell’andatura “hand grip” che si esegue con un ap- posito strumento).

Dei 330 volontari il 16,1% è risultato affetto da “sarcopenia” (eccessiva riduzione del muscolo) che aveva come conseguenze bassi livelli di attività fisica, declino cognitivo lieve e frequenza doppia di depressione. La relazione tra sarcopenia e depressione potrebbe essere a doppio senso: una meta-analisi che ha preso in esame 24 studi sull’argomento ha riportato infatti che entrambi i disturbi sono caratterizzati da livelli elevati di marker infiammatori, in particolare interleuchina 6 (IL-6) e fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa).

Gli adulti over 65 che non possono seguire totalmente il livello previsto raccomandato di attività fisica, a causa delle loro condizioni di salute, dovrebbero adottare uno stile di vita attivo adeguato alle loro capacità e condizioni. Per questa fascia di età più avanzata, è provato che svolgere attività fisica aiuta a invecchiare bene: aumenta la resistenza dell’organismo, rallenta la fisiologica involuzione dell’apparato musco-scheletrico e cardiovascolare e ne traggono giovamento anche le capacità psico-intellettuali. Anche per chi ha fatto una vita sostanzialmente sedentaria non è mai troppo tardi per iniziare a intraprendere un’attività fisica che per dare benefici è necessario sia personalizzata, prescritta dopo una attenta valutazione medico sportiva e adattata alle condizioni fisiche e di allenamento del soggetto.

Pubblicato su Gazzetta di Parma il 9/6/2021

Di Gianfranco Beltrami

Gianfranco Beltrami, medico dello sport di fama nazionale, vicepresidente nazionale della Federazione medicosportiva italiana.

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