Che la salute del cervello fosse strettamente legata a quella del corpo lo avevano già scoperto i romani: la decima satira di Glovenale che contiene la celebre locuzione «mens sana in corpore sano» è volta infatti a dimostrare come la salute del cervello e dell’anima siano strettamente connesse con quella del corpo.
Oggi la scienza ha fatto decisivi passi avanti e si sono scoperte interconnessioni fra sistema nervoso, immunitario ed endocrino che comunicando tra loro mettono in relazione cervello, emozioni e corpo con una reciproca relazione e influenza tra benessere fisico e benessere psichico. Ma quali sono i benefici dell’attività fisica sul cervello? I neuroni iniziano a diminuire di numero tra i venti e i trent’anni e ogni giorno ne perdiamo circa 100.000 ma fare attività fisica aerobica come correre e camminare aumenta la produzione di fattori neurotrofici come il BDNF, sostanze prodotte dal nostro organismo che permettono la formazione di nuove sinapsi (connessioni neuronali), arricchendo cosi l’infrastruttura del nostro cervello. Alcune di queste molecole, a seguito di una regolare e intensa attività, favorirebbero la formazione di nuovi vasi sanguigni, migliorando la circolazione ematica dell’encefalo e facilitando il risveglio di cellule neuronali «dormienti» situate principalmente nell’ippocampo, pronte a sostituire le vecchie cellule degenerate. Attualmente i ricercatori confermano che nella zona dell’ippocampo (area dedicata alla memoria) possa avvenire una replicazione cellulare con nascita di nuovi neuroni indispensabili nel sostituire e arricchire le «reti» cerebrali che hanno un ruolo cruciale nel potenziamento del circuiti della memoria e dell’apprendimento non solo nel giovane e nell’adulto, ma soprattutto nell’anziano.
Un interessante studio pubblicato sulla rivista scientifica «Current Biology» ha coinvolto 72 volontari che dopo aver memorizzato 90 associa- zioni di immagini per circa 40 minuti sono stati divisi casualmente in tre gruppi: il primo ha svolto immediatamente un’attività fisica che consisteva in 30 minuti di cyclette, il secondo l’ha svolta dopo quattro ore mentre il terzo gruppo non ha fatto nessuna attività fisica. Dopo due giorni i volontari sono stati sottoposti a una risonanza magnetica e ad un test per valutare quanto ricordassero ciò che avevano memorizzato in precedenza. Lo studio ha permesso di evidenziare una migliore memoria da parte di chi aveva praticato attività fisica con una maggiore attivazione dell’ippocampo, e ha dimostrato come un programma di attività fisica aerobica in soggetti anziani possa rafforzare le connessioni cerebrali coinvolte nella memoria, nell’apprendimento e nella concentrazione. Ma l’esercizio fisico ha anche un impatto positivo sul tono dell’umore in quanto favorisce il rilascio delle endorfine (veri e propri ormoni del benessere) e di altri neurotrasmettitori come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina, tutte coinvolte nell’innalzamento del tono dell’umore e capaci di provocare sensazioni di piace- re, felicità, eccitazione creando a volte una sorta di dipendenza che si può manifestare nei soggetti più allenati.
Altro aspetto interessante sembra essere il legame tra endorfine e infiammazione. Un articolo pubblicato sulla nota rivista scientifica «Science» ha messo in evidenza come l’infiammazione cronica possa contribuire all’accumulo nel cervello di una sostanza tossica per la serenità, la chinurenina, che può essere ridotta o eliminata da un enzima prodotto dai nostri muscoli quando facciamo attività fisica. L’attività fisica induce inoltre il rilascio di endorfine sia nel sangue sia nel liquor (liquido che ha la funzione di nutrimento e protezione del cervello) in grado di controllare le emozioni negative come l’ansia, la tristezza, la rabbia, la paura. Libere di circolare in questi fluidi, le endorfine svolgono un’azione protettiva nei confronti del tessuto cerebrale, attenuando e riducendo i fenomeni di neuro-infiammazione tipici delle patologie neurologiche come la Malattia di Alzheimer. E’ noto inoltre che i pazienti affetti da depressione presentano una netta riduzione dei livelli di serotonina; motivo per cui si utilizzano farmaci in grado di inibire la rimozione di questa sostanza, permettendo a queste ultime di permanere più a lungo nel cervello. L’esercizio fisico, aumentando i livelli di serotonina, rappresenta quindi un antidepressivo naturale ed un utile alleato nel trattamento di pazienti affetti da depressione. Molti studi epidemiologici dimostrano infatti come il rischio di sviluppare sintomi depressivi sia ridotto del 25-40% nel soggetti fisicamente attivi rispetto ai soggetti sedentari e come la pratica sportiva a diversi livelli e intensità favorisca l’accrescimento dell’autostima, della fiducia in sé stessi e nei propri mezzi, aumentando la capacità degli individui di gestire situazioni stressanti. Per queste ragioni l’esercizio fisico può essere usato come un vero e proprio farmaco nei soggetti affetti da depressione in grado di ridurre il dosaggio farmacologico, con minori effetti collaterali legati alla terapia e risultati più duraturi nel tempo.