Un regime con lunghe pause
La pratica del digiuno a scopo terapeutico ha origini antichissime. Nella Grecia antica fu Pitagora il primo a digiunare volontariamente per quaranta giorni consecutivi come preparazione psico-fisica in vista di un esame che avrebbe svolto all’Accademia di Alessandria e quindi ad imporre il digiuno a tutti i suoi allievi come condizione per essere accettati nella sua scuola. Ma poi sia Gesù che profeti e Santi si sono privati del cibo praticando il digiuno come strumento di purificazione, tanto che nella Bibbia la parola digiuno viene menzionata ben 74 volte e si afferma che «Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Fu Ippocrate il primo a prescrivere il digiuno terapeutico al suoi pazienti considerandolo il miglior regime alimentare per combattere le malattie acute. Il digiuno terapeutico consiste nell’astensione dal cibo e dalle bevande per un periodo di tempo prolungato, solitamente dalle 24 alle 72 ore e durante questo periodo vengono favoriti la rigenerazione e il ripristino delle cellule, processi che normalmente vengono rallentati dall’ingestione di cibo, viene purificato il corpo dalle tossine e viene favorita la concentrazione in periodi di forte stress emotivo. Altri benefici del digiuno terapeutico, ormai ampiamente riconosciuti, comprendono un miglioramento della sensibilità insulinica, della pressione sanguigna e della funzionalità cardiaca ed una riduzione del rischio di malattie croniche e degenerative come Alzheimer e Parkinson.
Accanto al digiuno completo, che consiste nell’astenersi completamente dal cibi per uno o più giorni (pratica estremamente rischiosa se non si è seguiti da un medico) si sono di recente affermate altre pratiche di digiuno con la finalità dimagranti come la Dieta Mima Digiuno, promossa da Walter Lango, che simula il digiuno prevedendo un apporto di cibi molto ridotto per una durata di cinque giorni ripetibili anche una volta al mese.
Di gran moda è anche il digiuno intermittente 16/8 che prevede l’introduzione degli alimenti solo durante una finestra giornaliera di otto ore, seguite da altre 16 di digiuno continuativo in cui si potrà bere tutto ciò che non contiene zuccheri e calorie. Da una recente metanalisi pubblicata sulla rivista Nutrients che ha preso in esame una ventina di lavori scientifici, è emerso che il digiuno intermittente abbassa il rischio cardiovascolare sia nei soggetti obesi che nei soggetti diabetici inducendo una riduzione della circonferenza addominale, aumenta i livelli di colesterolo HDI, abbassa i livelli di trigliceridi nel sangue, contrasta lo stress ossidative e pertanto si rivela utile nella prevenzione dello sviluppo del diabete mellito di tipo 2, contribuisce alla rigenerazione cellulare anche dei neuroni e favorisce il miglioramento delle capacità di apprendimento. La restrizione calorica sembrerebbe inoltre in grado di ridurre l’infiammazione e quindi di prevenire il rischio di insorgenza di patologie come il cancro, le malattie cardiovascolari e neurologiche 1 benefici del digiuno sembrerebbero correlati non solo ad una riduzione dei livelli di insulina, ma anche dell’ormone IGFI, causa, in età avanzata, di malattie legate all’invecchiamento cellulare.
Tale pratica produrrebbe inoltre un ringiovanimento del sistema immunitario, una sorta di “reset” tramite il quale circa un terzo viene distrutto, e viene ricostituito durante il “refeending”, ovvero quando si ricomincia a mangiare. Un ulteriore conferma della validità del digiuno è giunta dal consistente aumento delle evidenze scientifiche nell’ambito del la cronobiologia, dopo l’attribuzione nel 2017 del premio Nobel per la Medicina a Hall, Rosbash e Young per la scoperta dei meccanismi molecolari che regolano in un ciclo di circa ventiquattro ore i ritmi circadiani di metabolismo, dispendio energetico, appetito, la sensibilità insulinica e altri processi metabolici.
L’essere umano si è evoluto per essere in sintonia con il ciclo del giorno e della notte, quindi assumendo il cibo durante le ore di luce del giorno e dormendo durante le ore buie della notte, e ciò è confermato dal fatto che il consumo notturno di cibo è associato ad un maggiore incremento di peso e ad un rischio più elevato di obesità e al diabete.
Molti processi, tra cui la sensibilità insulinica e la termogenesi indotta dalla dieta, presentano un picco nella prima parte della giornata e quindi il solo cambiamento dei tempi dei pasti, mangiando all’inizio della giornata ed estendendo il digiuno durante le ore notturne, giova notevolmente al metabolismo. Inoltre durante le ore di digiuno i livelli di insulina diminuiscono, le cellule adipose rilasciano le energie immagazzinate e si perde peso. Vi sono quindi sufficienti prove scientifiche sulla validità del digiuno intermittente sia per la salute che per il dimagrimento, a patto che venga prescritto e seguito da un medico competente, che venga effettuato per un periodo limitato di tempo, sia abbinato ad un regime nutrizionale corretto a stili di vita sani e ad un programma di attività fisica regolare.
Pubblicato su Gazzetta di Parma 26 Aprile 2023.