Il movimento per battere il dolore

Uno dei problemi principali della fibromialgia, patologia diffusissima che in Italia colpisce colpisce circa due milioni di italiani di cui oltre il 90% donne, è il dolore muscoloscheletrico diffuso, che quando si verifica non solo per sforzi fisici di una certa intensità, ma dopo normali attività, comporta una vera e propria disabilità. L’attività fisica per migliorare la resistenza muscolare, la forza e la forma fisica di questi pazienti rappresenta un’importante possibilità di intervento per ridurre la disabilità indotta dalla malattia, in grado di determinare non solo un miglioramento del dolore e dell’efficienza fisica, ma anche di ridurre lo stress psicologico, il decondizionamento muscolare, l’astenia ed i sintomi depressivi che molto spesso affliggono questi pazienti.
Gli effetti positivi dell’esercizio fisico non si esplicano infatti solo sul muscolo, ma su numerosi organi ed apparati a livello dei quali sono state documentate nei pazienti fibromialgici alterazioni dei meccanismi regolatori a carico del sistema nervoso autonomo, ossia strutture del sistema nervoso che regolano funzioni fisiologiche involontarie.
Esercizi fisici semplici come nuotare, camminare, andare in bicicletta rappresentano per questi pazienti un vero e proprio farmaco che deve essere prescritto dal medico in maniera individualizzata, tenendo conto delle caratteristiche di ogni paziente. Il fisioterapista o il laureato in scienze motorie, in collaborazione con il medico, possono sviluppare un adeguato programma di esercizi sia in palestra che in piscina o a casa, dedicato al singolo soggetto con l’obiettivo di mantenersi in movimento senza raggiungere il limite di affaticabilità del muscolo ed evitando infortuni ed effetti controproducenti.

Un esercizio fisico efficace per i pazienti fibromialgici dovrebbe comportare, a seconda del grado di allenamento e delle condizioni del soggetto, un incremento della frequenza cardiaca in un range tra il 40 e l’80% di quella massima (calcolabile anche sottraendo al numero 200 la propria età anagrafica e controllabile col cardiofrequenzimetro), sessioni di durata media tra 45 e 60 minuti non in giorni continuativi ma due o tre volte alla settimana con durata di almeno tre mesi.
Le sedute di attività dovrebbero essere sempre iniziare con una fase di riscaldamento a basso carico finalizzata ad una attivazione progressiva dei muscoli e della circolazione, seguita da una fase di rilassamento sempre a basso carico per ripristinare gradualmente i valori di frequenza cardiaca, pressione sanguigna e temperatura corporea, evitando che una rapida interruzione dell’esercizio possa determinare bruschi cali di pressione o aritmie cardiache. Entrambe queste fasi saranno preferenzialmente eseguite con esercizi a corpo libero ed a basso carico coordinati con la respirazione. La seduta terminerà con una fase di allungamento, per recuperare l’elasticità e ridurre la tensione muscolare.
Gli esercizi per la forza ed il potenziamento muscolare, pure utilissimi, potranno essere intrapresi con carichi mai troppo elevati su prescrizione medica e solo su pazienti selezionati che abbiano già recuperato una buona forma fisica. Numerosi studi scientifici hanno documentato come l’attività fisica e la riabilitazione in acqua termale diano ottimi risultati sui pazienti affetti da fibromialgia in quanto i componenti chimici delle acque termali e le loro caratteristiche di salinità, viscosità e temperatura contribuiscono alla riduzione del dolore e al rallentamento della degenerazione della cartilagine articolare. La temperatura calda dell’acqua è in grado infatti di favorire il rilassamento muscolare mentre l’alto peso specifico consente una riduzione apparente del peso corporeo, facilitando il galleggiamento.

Le sedute in piscina termale consentono un sinergismo d’azione tra i vantaggi legati alle proprietà antiinfiammatorie delle acque e gli esercizi riabilitativi e portano ad una comprovata riduzione del dolore con rilassamento muscolare, al miglioramento della circolazione periferica, del trofismo cutaneo, della funzione respiratoria, dell’equilibrio e della postura, migliorando il controllo del tronco e del bacino con una gratificazione psicologica e una integrazione sociale del paziente legata anche alla pratica di gruppo.
Per questo l’Amrer (Associazione malati reumatici dell’Emilia Romagna), particolarmente impegnata nella ricerca scientifica delle malattie reumatiche e nel riconoscimento dei diritti dei pazienti fibromialgici, ha ideato il percorso “idro-fibromialgia” in accordo con le terme aderenti al Consorzio termale dell’Emilia Romagna per favorire lo sviluppo della attività fisica adattata in ambiente termale con l’obiettivo di migliorare la sintomatologia dolorosa sostenendo l’organizzazione di 24 accessi in 12 settimane in cui i pazienti svolgono specifiche tecniche di attività motoria in acqua termale a 34 gradi assistiti da personale esperto e qualificato.

Oltre che dall’esercizio fisico i pazienti fibromialgici trovano beneficio da una riduzione dello stress, da tecniche psicologiche per favorire il rilassamento muscolare e la qualità del sonno, da uno stile di vita sano e da una dieta antinfiammatoria ricca di fibre, vitamine e minerali e priva di dolci, alcolici, grassi saturi e cibi raffinati.

Pubblicato su Gazzetta di Parma il 01 Marzo 2023.

Di Gianfranco Beltrami

Gianfranco Beltrami, medico dello sport di fama nazionale, vicepresidente nazionale della Federazione medicosportiva italiana.

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