È tornata l’ora legale: grande risparmio energetico ma dibattito ancora aperto sugli effetti sulla salute

Da alcuni giorni è stata reintrodotta nel nostro paese l’ora legale che ci ha privato di un’ora di sonno al mattino, consentendoci però giornate più lunghe con un’ora di luce in più alla sera.
Introdotta nel 1966 per favorire il risparmio energetico secondo le stime diramate da Terna, il gestore della rete ad alta tensione italiana, nel 2022 il ricorso all’ora legale per sette mesi avrebbe prodotto nel nostro paese minori consumi per 420 milioni di chilowattora e un risparmio di 190 milioni di euro permettendo all’Italia di evitare 200 mila tonnellate di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Un vantaggio economico e ambientale considerevole che però ogni anno scatena un dibattito sui riflessi dell’ora legale sulla salute.

Se da un lato più ore di luce e di sole possono avere effetti positivi per l’organismo, con un miglioramento del tono dell’umore grazie ad una maggior secrezione di serotonina, un neurotrasmettitore del cervello comunemente noto come “ormone del buonumore” ed una maggiore secrezione di vitamina D con conseguenti vantaggi per il metabolismo dell’osso, è altrettanto vero che l’arrivo dell’ora legale causa un piccolo jet-lag che può avere effetti sfavorevoli sullo stato psico- fisico delle persone. Questo a causa dello squilibrio dei ritmi che regolano numerosi aspetti metabolici e ormonali nel nostro organismo che, se bruscamente variati anche per una sola ora, possono avere effetti negativi sulla salute.

Pro e contro: se più ore di luce migliorano l’umore e vitamina D, il piccolo “jet lag” può squilibrare i ritmi che regolano aspetti metabolici e ormonali.

Stanchezza, insonnia, irritabilità, perdita di concentrazione sono alcuni problemi che possono insorgere, a volte solo temporaneamente, con lo spostamento delle lancette. A soffrirne di più te sono soprattutto le persone con cronotipi spostati in avanti, i cosiddetti “gufi”, che tendono a coricarsi tardi e fanno fatica ad alzarsi la mattina.
I disagi causati del cambio dell’ora riguardano soprattutto la qualità del sonno: secondo alcune società scientifiche l’ora legale creerebbe un conflitto fra l’informazione che il nostro cervello acquisisce dall’ambiente (il segnale luce-buio) e l’ora che arbitrariamente decidiamo di far comparire sui nostri orologi. Tale conflitto – secondo alcuni studi che sostengono l’importanza per la salute di riavvicinarsi il più possibile ai ritmi della natura – non sarebbe circoscritto al periodo del passaggio primaverile dall’ora solare all’ora legale, ma si manterrebbe per tutto il periodo in cui l’ora legale rimane in vigore, con conseguenze negative sulla durata del sonno e sul rischio di sviluppare diverse patologie.

E se le posizioni dell’American academy of sleep medicine e di altre società scientifiche che si occupano di sonno e di ritmi circadiani sono unanimi nell’invocare l’abolizione dell’ora legale, in merito alla ventilata proposta di mantenere per tutto l’anno l’ora legale sono ancora più drastiche. Sostengono infatti che alle nostre latitudini mantenere anche d’inverno l’ora legale porterebbe alla necessità di avviare le attività scolastiche e lavorative quando è ancora buio, una situazione in cui i livelli ormonali dell’organismo non sono ancora predisposti ad iniziare le attività quotidiane, con ricadute particolarmente pesanti su salute, costi sanitari e prestazioni scolastiche di studenti e giovani adulti che fisiologicamente tendono ad alzarsi e ad andare a letto più tardi della popolazione generale.

Con l’introduzione dell’ora legale permanente è stato stimato che in media si dormirebbe circa 20 minuti di meno ogni notte, ovvero 115 ore in meno all’anno, e tutto ciò si tradurrebbe in un calo del 3% della produttività, un aumento fino al 11% del rischio di sovrappeso, del 19 % di attacchi cardiaci e del 21% di obesità e diabete.
Di diverso avviso è la Società italiana di medicina ambientale (Sima), che si è fatta di recente promotrice di una petizione online per mantenere l’ora legale tutto l’anno con l’intento di ridurre i consumi energetici da parte di famiglie e imprese e diminuire l’inquinamento, considerata la consistente riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera dovuta al nuovo orario.

In attesa di decisioni e cambiamenti da parte del governo, cosa si può fare per rendere meno traumatico il cambio di orario e minimizzare i danni alla salute?
Innanzitutto evitare di fare troppo tardi la sera, in modo da riuscire a dormire almeno sette-otto ore mettendo la sveglia sempre alla stessa ora, consumare pasti leggeri prima di coricarsi, non usare i dispositivi elettronici prima di dormire, tenere la stanza da letto buia e senza fonti luminose per favorire la produzione di melatonina, dedicarsi ad attività rilassanti.
L’esercizio fisico durante il giorno consente all’organismo di gestire meglio lo stress e anche il cambio dell’ora, ma l’attività non va fatta nelle ore serali prima di coricarsi. Infine, se non si riesce a prender sonno o ci si risveglia durante la notte, non guardare il display del cellulare ma leggere qualche pagina di un libro o ascoltare un po’ di musica.

Pubblicato su Gazzetta di Parma il 29 Marzo 2023.

Di Gianfranco Beltrami

Gianfranco Beltrami, medico dello sport di fama nazionale, vicepresidente nazionale della Federazione medicosportiva italiana.

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