Mentre una gran parte del mondo soffre la fame, secondo uno studio della FAO (Food and Agricultu- Organization) vengono buttate via 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno nel mondo, quasi un terzo di quello prodotto, che sarebbe sufficiente a nutrire il 12% della popolazione mondiale. Di questo cibo una grande parte viene perduta lungo la filiera alimentare (produzione, raccolta, trasformazione e distribuzione) mentre il resto finisce nella pattumiera.
Sono cifre sconvolgenti che trovano la loro causa principale nell’agricoltura a causa non solo di un surplus produttivo che non viene venduto, ma anche in molti limiti legati alla conservazione e al trasporto degli alimenti e a standard produttivi che costringono sia a scartare alcune parti commestibili che a non commercializzare parte del cibo coltivato e prodotto, come nel caso delle quote latte in Europa.
Nella fase di distribuzione poi molti cibi soggetti a scadenza non vengono venduti e solo in alcuni casi sono recuperati da associazioni ed enti che li distribuiscono a scopo benefico. Ma in Italia la parte più importante dello spreco (circa il 60%) avviene nelle nostre case per una errata pianificazione delle esigenze della famiglia con acquisto di quantità eccessive o per errori nella conservazione. Se la nostra società avesse un atteggiamento più rispettoso del cibo si potrebbe dare un importante contributo a sconfiggere la fame in un mondo in cui si stima che ancora due miliardi di persone non abbiano un accesso regolare ad un cibo sicuro e nutriente.
In Italia sono circa 27 chili a testa la quantità di alimenti che ogni anno finiscono nelle pattumiere e che potrebbero nutrire 17,6 milioni di persone, un terzo della popolazione italiana. Secondo il «Last Minute Market», l’osservatorio sul tema dell’Università di Bologna coordinato dal professor Andrea Segrè, la mappa dello spreco alimentare dice che la situazione è leggermente migliorata in Italia nel 2020 rispetto al 2019 (complice le mu- tate abitudini legate al Covid): il Sud spreca il 15% in più (circa 600 grammi a settimana a persona ), mentre si spreca meno al Nord (489 grammi/settimana) e al Centro (496 grammi/settimana).
Il 37% della frutta fresca sul mercato viene buttata via, seguita dal 28% della verdura e dal 21% del pane. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 46% delle persone non controlla mai la scadenza riportata sulla confezione, mentre circa il 30% compra di più rispetto al proprio fabbisogno. La legge italiana intitolata «Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi» emanata nel 2016 facilita il recupero di prodotti da parte di enti attivi nel mondo della solidarietà che senza scopo di lucro raccolgono molti prodotti e li distribuiscono a persone indigenti e promuove regole e incentivi per la lotta allo spreco alimentare.
Ma non basta e ogni persona, anche nell’ottica di migliorare la propria salute e il proprio benessere programmando la propria nutrizione con saggezza e senza eccessi, può e deve contribuire ad evitare gli sprechi con alcune buone pratiche. La prima cosa da fare è organizzare bene la spesa assicurandosi di non comprare cibi superflui o già presenti in casa compilando un’accurata lista che tenga conto delle reali esigenze alimentari della famiglia e evitando di lasciarsi prendere dall’acquisto di cibi non indispensabili che spesso sono posti in bella vista sugli scaffali per attirare l’attenzione e la «gola» degli acquirenti, risultando anche i più dannosi per la salute.
Prima di uscire a fare la spesa è necessario anche fare un check up alla di- spensa e al frigorifero al fine di non mettere nel carrello cibi già presenti in casa. Grande importanza riveste anche la conservazione degli alimenti e per questo bisogna organizzare il menù consumando prima i prodotti più deperibili che dovranno essere cucinati per primi o in alternativa congelati. È altresì importante leggere bene le etichette e verificare attentamente, oltre alla data di scadenza, anche le migliori tecniche di conservazione di ogni alimento.
Infine quando ci si accorge di avere in casa cibo in eccesso che non potrà essere consumato in tempo, si deve procedere a regalarlo a vicini, parenti o amici, o agli enti che si occupano della raccolta di cibo. Un discorso a parte merita il cibo già preparato che potrà essere riutilizza- to con la «cucina del riciclo- che spesso con ricette innovative, gustose ed originali, unite ad un po’ di creatività, sono in grado di evitare il rischio di aumentare il volume dell’immondizia.
Da ultimo il tema delle porzioni: quante volte ci si riempie il piatto e non si riesce a finirlo, quante volte vediamo nei ristoranti pietanze che vengono riportate in cucina. Evitare di esagerare con le porzioni, oltre a far bene alla linea, aiuta a combattere un fenomeno che, oltre ad essere eticamente e moralmente sbagliato, ha anche deleterie conseguenze in termini di impatto ambientale e inquinamento, immettendo ogni anno nell’ambiente 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’8% delle emissioni globali.
Articolo pubblicato su Gazzetta di Parma il 2/6/2021