Digestione sana con lo sport
E’ ampiamente documentato come l’attività fisica e sportiva, se praticata in maniera costante e correttamente eseguita, sia determinante per mantenere una buona salute a tutte le età. I benefici sono molteplici anche per l’apparato gastrointestinale, come sottolineano numerose ricerche scientifiche che hanno dimostrato come l’esercizio fisico possa proteggere, anche in soggetti obesi, dall’insorgenza del reflusso gastroesofageo e dalla gastrite.
Un nesso importante è stato anche dimostrato fra l’esercizio fisico e il microbiota intestinale, ovvero quella enorme popolazione di batteri (milioni e milioni diversi tra loro che albergano nel nostro intestino) che supportano lo stato di salute generale di ciascun individuo. Alcuni studi pubblicati nelle riviste scientifiche Gut Microbes, Fontiers in Microbiology e The Review of Diabetic Studies hanno infatti confermato come l’esercizio fisico possa modulare il microbiota intestinale migliorando la composizione e la biodiversità dei batteri che lo popolano. Quando il delicato equilibrio del microbiota viene alterato, l’organismo ne risente totalmente, con conseguenze negative non solo a livello gastrointestinale e generale ma anche a livello psicologico, in quanto l’attività fisica è in grado di influenzare l’asse microbiota-intestino- cervello.
Vi sono però alcuni casi in cui l’attività fisica può avere un effetto sfavorevole sull’apparato gastroenterico, specie in caso di reflusso gastroesofageo, patologia frequentissima che può trarre vantaggi dal movimento ma che può anche essere favorita da certi tipi di attività fisica e sportiva. Secondo un’indagine, il reflusso gastro-esofageo sarebbe responsabile della rinuncia allo sport da parte di circa tre milioni gli italiani: in pratica il 25% dei 12 milioni di italiani che soffrono di bruciore di stomaco. Il reflusso è un disturbo dovuto alla incontinenza di una valvola, il cardias, che in condizioni normali impedisce che il cibo ei succhi gastrici contenuti nello stomaco risalgano nell’esofago. E’ un disturbo che aumenta con l’avanzare dell’età, che si accentua in autunno, provocando acidità, bruciore in gola, tosse secca e a volte dolori al petto, tutti sintomi causati da-gli acidi gastrici che risalgono verso l’esofago irritandone le pareti.
La correlazione con lo stile di vita è molto stretta: sovrappeso e obesità possono favorire il reflusso, così come l’assunzione di cibi molto grassi, cioccolato, bevande contenenti caffeina, cibi più “acidi come il pomodoro. Anche il fumo può indurre questo di sturbo, cosi come lo stress e masticare di frequente chewing-gum. L’attività fisica, per chi soffre di patologie come la gastrite e il reflusso gastroesofageo, se fatta nei modi e tempi giusti, può essere di aiuto per aumentare la motilità intestinale e quindi alleviare la sensazione di bruciore postprandiale. Ci sono però sforzi e alcuni sport, che per motivi strettamente meccanici o perché in grado di aumentare la pressione all’interno dell’addome, possono favorire la risalita del cibo e dei succhi gastrici nell’esofago con conseguente bruciore e possibilità di erosioni e ulcere dolorose della mucosa esofagea. Sport ad alta intensità come la corsa, che comporta continue sollecitazioni meccaniche, il crossfit o il sollevamento pesi, possono provocare infatti un aumento dei sintomi in quanto questo genere di attività crea un aumento della pressione intraddominale con una più facile risalita di acido nell’esofago.
Anche nel nuoto è frequente la malattia da reflusso, in quanto la posizione orizzontale porta a un’alterata posizione dello stomaco e ad alterazioni meccaniche dello sfintere esofageo che si oppone alla risalita e materiale acido.
Per motivi simili, legati a un’eccessiva compressione della cavità addominale, anche il ciclismo può dare fenomeni di reflusso e per questo nei ciclisti si preferisce consigliare durante l’attività alimenti liquidi perché più facilmente digeribili. In tutti questi casi, non è comunque necessario abbandonare lo sport preferito, ma è spesso sufficiente adottare alcune importanti precauzioni affidandosi nei casi più gravi ai consigli del medico o del gastroenterologo che potranno prescrivere una terapia. Uno stile di vita corretto ed un regime alimentare sano sono la base per limitare i fenomeni di iperacidità: prima dell’allenamento bisogna evitare consumo di cibi acidificanti con zuccheri semplici o grassi saturi, cibi troppo caldi o troppo freddi, cioccolata, menta, agrumi, pomodoro, spezie piccanti, alcolici, bevande come tè e caffè. É importante non allenarsi a stomaco pieno e attendere almeno tre ore dopo aver consumato un pasto completo prima di praticare sport, prediligete cibi digeribili come carote, patate finocchi, carne magra o pesce magro cotto alla griglia o al forno e condite con olio extra vergine di oliva. Consentiti anche i carboidrati come pasta, pane, riso, avena, cereali e legumi. I metodi di cottura leggeri come lessatura, cottura alla griglia, al forno al vapore renderanno le pietanze facilmente tollerabili dallo stomaco, più digeribili.
Meglio mangiare lentamente, masticando bene e frazionare i pasti inserendo un paio di spuntini al giorno per evitare che pasti troppo abbondanti, specie la sera disturbino la di gestione e il riposo notturno.
Articolo pubblicato su Gazzetta di Parma il 07 Dicembre 2022.